Estratto: “individuato quali erano i difetti dell'invito al pagamento tali da renderlo non autonomamente impugnabile; in particolare, il giudice del rinvio ha rilevato la mancanza di 1) indicazione della quantità della merce introdotta illecitamente in Italia, 2) indicazione dell'ammontare dei diritti dovuti in relazione a ciascun quantitativo di merce, 3) specificazione dei termini e dell'organo giurisdizionale al quale avanzare contestazioni rispetto all'atto”.
Estratto: “si chiarisce in modo limpido in motivazione il recupero a tassazione operato dall'Ufficio si fonda solo sulla maggiore entità di sconto in favore delle consociate europee, ma non si tiene in alcuna considerazione la circostanza che, mentre le vendite alla consociate europee sono all'ingrosso, quelle ai clienti italiani sono "al dettaglio", quindi tale confronto ha ad oggetto prodotti che non si trovano nel medesimo stadio di commercializzazione, con la conseguente impraticabilità del metodo del "confronto dei prezzi”.
Estratto: “non sussiste il requisito dell'autonoma organizzazione, in quanto i beni in dotazione e le spese attribuibili al contribuente (omissis) corrispondono al minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività professionale espletata (medico titolare di sede di medicina generale), in relazione, anche, ai compensi dallo stesso conseguiti nel periodo d'imposta (omissis), ove si consideri che l'importo per compensi dovuti a terzi (omissis) risulta correlato a prestazioni di mero ausilio dell'attività professionale (commercialisti) o di mera sostituzione dell'attività professionale (compensi corrisposti a colleghi per la sostituzione durante i periodi feriali) tutti elementi inidonei, quindi, a rappresentare un incremento significativo della base imponibile”.
All’interno della rubrica dedicata all’argomentazione processuale ed alla persuasione in generale prosegue il ciclo di interviste a studiosi della persuasione e della argomentazione, da chi la insegna nelle aule universitarie, a chi si prefigge di insegnarla a politici, imprenditori e top managers, e chi ne ha scritto best sellers. Oggi parliamo con Gian Luca Rosso.
Estratto: “l'inerenza esprime la riferibilità del costo sostenuto all'attività d'impresa, escludendosi solo i costi che si collocano in una sfera estranea all'esercizio dell'impresa (giudizio qualitativo oggettivo) - (Cass. n. 450/2018); 7. nel caso che occupa la sentenza impugnata, ha fatto buon governo di tali principi, atteso che il giudice di secondo grado, ha ritenuto rilevante ai fini della decisione, l'accertamento della inerenza dei costi desumibile dalla circostanza che la giustificazione del costo dedotto trovava fondamento nella positiva verifica della sussistenza di un rapporto di causa ed effetto, ovvero di un collegamento funzionale tra oggetto ed attività d'impresa”.
Estratto: “la giurisprudenza successiva (Cass. n. 19561/2014) ha confermato tali principi, ed ha, ulteriormente, ribadito che il termine dilatorio fissato, a pena di nullità in assenza di particolari ragioni di urgenza, dal più volte citato art. 12, si applica, al di là del mero tenore testuale, (che prevede "l'avviso di accertamento"), anche, come nel caso che occupa, all'avviso di recupero del credito d'imposta”.
Estratto: “il contribuente che ha dimostrato la sussistenza dei requisiti sostanziali per ottenere lo status di esportatore abituale ha diritto all'applicazione del regime della sospensione d'imposta di cui all'art. 8, primo comma, lett. c), del d.P.R. n. 633 del 1972 nei limiti del plafond maturato con riferimento all'anno precedente, anche se ha omesso la dichiarazione IVA relativa a detto anno”.
Estratto: “Il motivo è inammissibile per difetto di specificità. 1.2. L'Agenzia delle Entrate si è, infatti, limitata a richiamare un orientamento giurisprudenziale di legittimità che individua gli elementi considerati sufficienti per ritenere adeguatamente motivato l'avviso di rettifica, ma non ha indicato la parte del provvedimento di accertamento in cui sono stati forniti i richiamati dati oggettivi a sostegno della rettifica, né ha allegato l'atto impugnato per consentire la verifica del suo contenuto”.
Estratto: “l'avviso di liquidazione non può essere fondato esclusivamente sullo scostamento tra il corrispettivo dichiarato nell'atto di compravendita ed il valore del bene risultante delle quotazioni OMI pubblicate sul sito web dell'Agenzia delle entrate (…) L'originario vizio di motivazione dell'avviso non poteva essere sanato ex post dall'Agenzia, sicché non rileva, ai fini del rigetto del motivo, che la CTR abbia ritenuto nel merito provato il maggior valore dell'immobile sulla scorta di atti prodotti in corso di causa”.
Estratto: “Il riferimento alle stime effettuato sulla base dei valori OMI, per aree edificabili nel medesimo comune, non è quindi idoneo e sufficiente a rettificare il valore dell'immobile, che può variare in funzione di molteplici parametri quali l'ubicazione, la superficie, la collocazione nello strumento urbanistico, nonché lo stato delle opere di urbanizzazione”.
Estratto: “in tema di operazioni ritenute (come nella specie) in tutto o in parte oggettivamente inesistenti - in relazione alle quali la fattura costituisce in tutto o in parte mera espressione cartolare di operazioni commerciali mai poste in essere da alcuno - l'Agenzia ha l'onere di fornire elementi probatori, seppur in forma meramente indiziaria o presuntiva (omissis - richiami giurisprudenziali), del fatto che l'operazione fatturata non è stata mai effettuata (o lo è stata solo parzialmente); solo qualora detto onere sia stato adempiuto, spetta al contribuente quello - susseguente - di dimostrare l'effettiva esistenza delle operazioni contestate”.
Estratto: “non v'è prova della notifica dell'appello proposto dall'Agenzia delle Entrate, solo risultando la distinta cumulativa di presentazione in posta per la spedizione, con timbro di ricevuta, che ovviamente non prova alcunché. La sentenza impugnata è pertanto nulla, non essendovi prova della rituale instaurazione del giudizio d'appello”.
Estratto: “Il collegio condivide il principio secondo cui: "In tema di revisione del classamento catastale di immobili urbani, la motivazione dell'atto, in conformità all'art. 3, comma 58, della I. n. 662 del 1996, non può limitarsi a contenere l'indicazione della consistenza, della categoria e della classe attribuita dall'agenzia del territorio, ma deve invece specificare, a pena di nullità, ai sensi dell'art. 7, comma 1, della I. n. 212 del 2000, a quale presupposto la modifica debba essere associata, se al non aggiornamento del classamento o, invece, alla palese incongruità rispetto a fabbricati similari; in questa seconda ipotesi l'atto impositivo dovrà indicare la specifica individuazione di tali fabbricati, del loro classamento e delle caratteristiche analoghe che li renderebbero similari all'unità immobiliare oggetto di riclassamento, consentendo in tal modo al contribuente il pieno esercizio del diritto di difesa nella successiva fase contenziosa conseguente alla richiesta di verifica dell'effettiva correttezza della riclassificazione”.