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L'Agenzia delle Entrate ti ha accusato di emissione ed utilizzo di fatture false oppure pensi che simili accuse possano essere mosse nei tuoi confronti in futuro? Ti sei chiesto quali prove deve avere il Fisco per accusarti? Come viene ripartito l'onere probatorio tra l'Agenzia delle Entrate e il contribuente?

In questo articolo analizzeremo 3 casi in cui i giudici hanno ritenuto che le prove indicate dall'Agenzia delle Entrate non fossero sufficienti.

Estratto: “Più volte, infatti, questa Corte ha affermato, confermato e ribadito il principio secondo il quale le presunzioni legali previste dalle norme tributarie non possono costituire di per sè fonte di prova della commissione dei reati”.

Massima:Nel caso di reati tributari di un Ente il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per i responsabili dell'Ente può essere disposto all'esito di una valutazione, allo stato degli atti sullo stato patrimoniale della persona giuridica, che evidenzi l'impossibilità del sequestro diretto del profitto del reato, nei confronti dell'ente, che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato. A tal fine, il giudice, prima di richiedere il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente, deve procedere ad una valutazione, allo stato degli atti, della capienza patrimoniale dell'ente che ha tratto vantaggio dalla commissione del reato valutazione che, sebbene non debba consistere nel compimento di specifici atti di indagine, non può tuttavia, essere del tutto pretermessa, magari sulla base di considerazioni estranee alla effettiva reperibilità di tali cespiti prioritariamente aggredibili”.

Massima: “Il delitto previsto dall'art. 11 d.lgs. 10 marzo 2000, n. 74 è un reato di pericolo che si basa su un giudizio "ex ante" che valuta la sufficienza della consistenza patrimoniale del contribuente rispetto alla attività recuperatoria dell'amministrazione finanziaria. Tale giudizio si svolge attraverso una comparazione, anche sommaria, tra il valore del denaro o dei beni occultati e la pretesa dell'erario per stabilire la consistenza patrimoniale del debitore rispetto alla pretesa fiscale. Nel caso di specie il giudice di merito ha evidenziato che non è stata effettuata una compiuta valutazione della capienza del patrimonio residuo della società rispetto al soddisfacimento delle pretese tributarie, nè della diretta incidenza delle operazioni finanziarie al fine della creazione di una situazione di pericolo concreto”.

Estratto: “Non risulta d'immediata evidenza la sussistenza di una causa di assoluzione nel merito sicché s'impone la dichiarazione di estinzione del reato ascritto per sopravvenuta prescrizione, maturata”.

All’interno della rubrica dedicata all’argomentazione processuale ed alla persuasione in generale, prosegue il ciclo di interviste a studiosi della persuasione e della argomentazione, da chi la insegna nelle aule universitarie, a chi si prefigge di insegnarla a politici e top managers, e chi ne ha scritto bestsellers. Oggi parliamo con Alessandro D’Orlando, psicoterapeuta e consulente HR.

Estratto: “non può essere condivisa la tesi sostenuta dall'Agenzia delle Entrate secondo cui agli atti costitutivi di servitù sui terreni agricoli si applica l'imposta di registro nella misura del 15% anzicchè dell'8%, tenuto conto che il legislatore ha utilizzato i termini "costituzione" e "trasferimento" in ragione della natura giuridica degli atti negoziali che le parti hanno posto in essere, con la conseguenza che il termine "trasferimento" non può essere riferito ad una accezione più ampia”.

Estratto: “l'inapplicabilità in sede giudiziaria delle decadenze prescritte per la sola fase amministrativa, con la conseguenza che il contribuente può opporsi, in detta sede, alla maggiore pretesa tributaria dell'Amministrazione finanziaria; - oggetto del contenzioso tributario è infatti l'accertamento circa la legittimità della pretesa impositiva, quand'anche fondata sulla base di dati forniti dal contribuente; - è agevole rilevare che in tal caso non si verte in tema di dichiarazione integrativa ex art. 2 cit., onde non può escludersi il diritto del contribuente a contestare il provvedimento impositivo, allegando le circostanze, quali anche errori od omissioni presenti nella dichiarazione, che provano l'insussistenza del credito preteso; - pertanto, ove sia l'Erario ad agire, è nella sede processuale, di impugnazione della cartella di pagamento che liquidi quanto indicato erroneamente in dichiarazione, che il contribuente potrà sempre dar prova dell'errore e ottenere l'annullamento dell'atto impugnato”.

All’interno della rubrica dedicata all’argomentazione processuale ed alla persuasione in generale, prosegue il ciclo di interviste a studiosi della persuasione e della argomentazione, da chi la insegna nelle aule universitarie, a chi si prefigge di insegnarla a politici e top managers, e chi ne ha scritto bestsellers. Oggi parliamo con la Dott.ssa Angela Pagliaro.