Rubrica periodica a cura dell’avv. Federico Pau. Per richieste e opinioni scrivere all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Il libro descrive una struttura di esposizione degli argomenti, nell’ambito della scrittura persuasiva, al fine di rendere gli scritti (nel nostro caso possiamo pensare agli atti processuali) più incisivi. Di seguito alcuni dei punti ispirati dalla lettura del libro:
1) Prima la conclusione, poi le argomentazioni che la giustificano.
L’autrice riporta diversi studi che lasciano pensare che chi legge tende automaticamente ad organizzare le informazioni secondo una struttura che si può comparare ad una piramide capovolta, in cui prima viene intravista, tra le righe, una possibile “conclusione” (la punta della piramide), e, poi, ulteriormente proseguendo nella lettura, si ricercano nel testo le argomentazioni (la base della piramide) da cui la prima può essere tratta (in altri termini, chi legge, prima cerca di trovare una conclusione e poi le argomentazioni a supporto della stessa).
Argomentare secondo una struttura piramidale inversa significa, in sostanza, introdurre la conclusione e, solo poi, le argomentazioni a supporto di quest’ultima, e non, invece, il contrario.
2) Per organizzare l’esposizione in questo modo, l’autrice suggerisce di raggruppare le argomentazioni insieme e ricondurre ciascun gruppo sotto una conclusione che le accomuna (ripercorrendo la figura piramidale, ciascuna conclusione sarebbe la punta di una distinta piramide e le argomentazioni ne sarebbero la struttura).
Quella che abbiamo chiamato fin’ora “conclusione”, si nota, secondo tale stile espositivo, non è semplicemente un titolo, ma riassume (in estrema sintesi) le argomentazioni alla base della stessa.
Inoltre, secondo tale stile espositivo, ciascun “gruppo” dovrebbe contenere delle argomentazioni analoghe (si pensi, in ambito giuridico, ai richiami giurisprudenziali) o con analogo grado di astrazione (ad esempio, in ambito giuridico, tutti gli elementi indiziari per cui una data pretesa è infondata, o, in distinto gruppo, tutti gli elementi che testimoniano la mancanza di “elementi” di una disposizione di legge che la controparte rivendica).
3) Usiamo le deduzioni e le induzioni.
Usare le deduzioni significa giungere ad una “conclusione” sulla base del richiamo di una od una serie di “premesse”.
Ciò non significa tuttavia discostarsi dalla struttura piramidale di cui sopra; infatti, secondo tale stile espositivo si inserirà nell’esposizione, in ogni caso, prima la conclusione, e poi la serie di premesse da cui la stessa si è dedotta.
Inoltre, il manuale consiglia di non allungare eccessivamente l’estensione delle premesse (come quando si espande ogni singola premessa distinguendo in molteplici punti). Ciò, infatti, rende molto più difficile “seguire” il ragionamento.
È possibile inoltre usare le induzioni (trarre conclusioni da circostanze o idee in quale misura “simili”).
4) Usa la primissima parte dello scritto per offrire immediatamente un riassunto dei punti chiave che saranno sviluppati nel corso dell’esposizione, delle conclusioni che saranno raggiunte e dei principali motivi che le supportano.
Questa primissima parte, idealmente, deve inoltre solleticare l’interesse di chi legge, ed il modo più semplice di farlo è esprimere le proprie idee, specie in questa prima parte, sotto forma di storia (con una situazione iniziale, una complicazione ed offrendo una conclusione / soluzione). La complicazione, consiglia l’autrice, dovrebbe far sorgere la seguente domanda nella mente di chi legge: “cosa si potrebbe fare al riguardo?”. A tale domanda si risponderà nel corpo dell’atto ma la risposta sarà anticipata già da in questa parte introduttiva.
5) Usa titoli, sezioni, paragrafi e sotto-paragrafi per conferire una struttura alle tue argomentazioni e guidare il lettore. Inoltre, il momento in cui stai passando da un argomento ad un altro deve essere chiaro.
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