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3 cose da sapere sul ricorso contro avvisi di rettifica e liquidazione

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3 cose da sapere sul ricorso contro avvisi di rettifica e liquidazione

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Concludere un’operazione di compravendita immobiliare ad un prezzo “troppo” basso rispetto ai valori di mercato, potrebbe creare l’impulso di un controllo fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. La quale, ben inteso, ha il pieno interesse affinché le imposte di registro e le imposte ipocatastali vengano applicate su valori coerenti.

E, proprio in virtù di ciò, il Fisco può effettuare una verifica puntuale degli atti di compravendita immobiliare, arrivando altresì a rettificare il valore di acquisto di un immobile se ritiene che quello dichiarato dalle parti si discosta in maniera significativa dal valore effettivo.

Nel caso in cui le verifiche del Fisco dovessero concludere che le parti hanno volontariamente abbassato il valore di compravendita dell’immobile, al fine di pagare meno imposte, potrà dunque aversi luogo l’emissione di un avviso di rettifica di valore e di liquidazione delle maggiori imposte. Ma cosa fare in questo caso?

1) Quali verifiche compie l’Agenzia delle Entrate

Prima di comprendere che cosa sia realmente possibile fare contro un avviso di rettifica e liquidazione, giova compiere un piccolo passo indietro.

Di fatti, per gli atti che hanno ad oggetto una compravendita immobiliare, l’ufficio del registro effettua un controllo del valore venale, ovvero quello di mercato, assumendo in valutazione i trasferimenti effettuati a qualsiasi titolo, e le perizie giudiziarie compiute nei tre anni precedenti, sugli stessi immobili o su altri immobili che, però, ne abbiano le stesse caratteristiche.

In aggiunta a ciò, l’Agenzia delle Entrate può ben far riferimento al reddito netto di cui gli immobili sono suscettibili, capitalizzando poi il valore al tasso che viene mediamente applicato nei luoghi e nelle date in essere, oltre che ogni altro elemento di valutazione utile.

In sintesi, una verifica ampia e su più fonti, che – in caso di rettifica – deve evidentemente essere portata a piena conoscenza del contribuente.

2) Cosa contiene l’avviso di rettifica e di liquidazione

Alla luce di quanto appena rammentato, la seconda cosa che vogliamo condividere con tutti i nostri lettori è proprio il fatto che l’avviso di rettifica del valore dell’immobile deve essere adeguatamente motivato. Dunque, al suo interno – pena l’illegittimità del provvedimento – l’Agenzia delle Entrate deve indicare i criteri che sono stati utilizzati per poter calcolare il maggiore valore e applicare le maggiori imposte.

Si tenga conto che l’indicazione delle motivazioni sarà evidentemente necessaria per poter costituire utile base di valutazione in sede di eventuale contenzioso, permettendo così al contribuente di potersi difendere in maniera più efficace. Peraltro, proprio in virtù di tale principio, nell’ipotesi in cui la motivazione che ha fatto scaturire la rettifica e la liquidazione delle imposte faccia riferimento a un atto non noto al contribuente, scatta per l’ufficio del registro l’onere di allegare lo stesso, o riprodurne il contenuto.

3) Come fare ricorso contro l’avviso di rettifica

Introdotto quanto precede, giungiamo a comprendere in che modo fare ricorso contro l’avviso di rettifica e di liquidazione.

Per procedere con tale intento, il contribuente può ben rivolgersi a uno studio specializzato in tematiche tributarie, che possa supportarlo nell’effettuazione dell’impugnazione del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate dinanzi al giudice tributario, il quale potrà stabilire la fondatezza o meno della pretesa impositiva.

È importante ricordare, in questo frangente, che l’onere della prova ricade pur sempre sul contribuente. Pertanto, spetterà proprio al contribuente allegare degli elementi che possano permettere al giudice tributario di poter compiere delle valutazioni specifiche, non potendo il giudice ricercare d’ufficio delle prove in luogo della parte che ne ha l’onere - fatta eccezione per le ipotesi di particolare incertezza, in virtù delle quali il giudice potrebbe integrare gli elementi di prova già forniti dalle parti. In altre parole, il giudice non può sopperire alla carenza delle prove attraverso una consulenza tecnica d’ufficio disposta dalla stessa Commissione tributaria.

Proprio per questo motivo è fondamentale ricorrere alla consulenza di uno studio tributario specializzato in simili ricorsi, al fine di poter condividere con il contribuente quali potrebbero essere gli elementi – diversi da quelli che sono stati evidentemente dedotti dal Fisco – a sostegno delle proprie pretese.

Una volta che la Commissione tributaria ha valutato tutto il materiale a propria disposizione, potrà:

- confermare l’atto fiscale, nel caso in cui ritenga congrue le valutazioni effettuate dall’Agenzia delle Entrate;

- annullare l’atto fiscale, se ravvisa degli elementi di illegittimità o non ritiene necessaria la rettifica effettuata dal Fisco;

- modificare la stima effettuata dall’ufficio del registro attraverso un’azione di rideterminazione del tributo dovuto.

Per poterne sapere di più, e definire in maniera personalizzata come fare ricorso contro avvisi di rettifica e liquidazione è possibile compilare il modulo contatti.

 

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