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Hai dubbi o incertezze su una disposizione di legge tributaria o su una particolare novità fiscale e vuoi evitare di commettere errori?
Sai che esiste lo strumento dell'Interpello Tributario?
Andiamo con ordine.
Che cos'è?
È uno strumento che consente al contribuente di proporre quesiti all'Amministrazione Finanziaria.
Per questo rappresenta un istituto molto utile, dando l'opportunità al contribuente di dialogare e interrogare direttamente il Fisco (ad esempio per conoscere preventivamente un parere su determinate operazioni o qualora abbia dubbi interpretativi su regole o procedure tributarie).
L'interpello è disciplinato dall'art. 11 dello Statuto dei diritti del contribuente (L. 212/2000) e sono previste 4 tipologie, con una propria disciplina ad hoc.
1) L'interpello ordinario: puoi utilizzarlo per richiedere all'Amministrazione chiarimenti sulla interpretazione di diposizioni tributarie.
Si distingue ulteriormente in:
a) Interpello Interpretativo: dove l'oggetto dell'istanza è la norma tributaria (quindi, non vi rientrano gli atti che non hanno carattere normativo);
b) Interpello qualificatorio: in questo caso l'oggetto dell'istanza è la qualificazione/identificazione giuridico-normativa di un caso concreto.
2) Interpello probatorio: questo tipo di interpello puoi attivarlo quando sei intenzionato ad aderire a determinati regimi fiscali ma hai dubbi e quindi hai bisogno di chiedere all'Amministrazione un parere (ad esempio: sulle condizioni richieste per l'accesso; sulla idoneità degli elementi probatori da produrre a tal fine).
3) Interpello antiabuso: ti consente di interrogare l'Agenzia delle Entrate sulla (eventuale) natura abusiva di specifici atti.
4) Interpello disapplicativo: con il quale puoi richiedere all'Amministrazione Finanziaria la disapplicazione di specifiche disposizioni tributarie che, allo scopo di contrastare comportamenti elusivi, limitano deduzioni, detrazioni, crediti d'imposta o altre posizioni soggettive fornendo la prova che tali fenomeni non possono verificarsi relativamente alla propria fattispecie concreta.
Nota che:
- In caso di risposta negativa potrai fornire la prova anche nelle successive fasi dell'accertamento in sede amministrativa e contenziosa.
- Questa tipologia di interpello è l'unica ad avere carattere obbligatorio.
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Analizzare attentamente tutte le tipologie richiederebbe molto più tempo per ora dai un'occhiata a queste 3 (tra tante altre) cose che devi conoscere sull'Interpello ordinario:
1) L'istanza:
Abbiamo già detto che l'Interpello tributario ordinario dà l'opportunità di chiedere all'Amministrazione Finanziaria chiarimenti sull'applicazione di una norma di natura fiscale.
Ma come si attiva un Interpello tributario ordinario?
Anzitutto, l'interpello deve essere presentato in via preventiva (quindi, prima della scadenza dell'adempimento per cui si interroga l'Ufficio);
L'istanza deve avere la forma scritta e contenere una serie di dati obbligatori fra cui: dati identificativi dell'interpellante, l'indicazione della specifica tipologia di interpello, l'esposizione analitica della situazione concreta fonte del dubbio interpretativo, le disposizioni di legge di cui si chiede l'interpretazione etc…
L'istanza può essere consegnata a mano o comunicata tramite Raccomandata con avviso di ricevimento o anche in modalità telemtica a mezzo PEC.
Inoltre, tieni presente che le istanze di interpello tributario ordinario possono essere inviate all'Agenzia delle Entrate ma anche alle Direzioni regionali o presso la Direzione centrale o ancora, essere presentate agli Uffici del Comune di residenza (pensa ai chiarimenti riguardanti i tributi locali).
2) I termini. Gli effetti.
Riguardo ai termini, diciamo che se per il contribuente/interpellante non è richiesto un termine preciso per proporre istanza (oltre alla osservanza di procedere in via preventiva), l'Agenzia delle Entrate deve rispettare un preciso termine per rispondere al contribuente: la risposta deve avvenire entro 90 giorni dalla presentazione dell'Interpello ordinario.
E se l'Agenzia delle Entrate non risponde?
Se l'Ufficio non rispetta il termine di 90 giorni (per il solo interpello ordinario, mentre per le altre tipologie i termini sono diversi) si forma il c.d. silenzio assenso che equivale alla condivisione della soluzione interpretativa prospettata dal contribuente.
3) Inammissibilità delle istanze.
Se le istanze non presentano tutti i requisiti richiesti l'Agenzia delle Entrate non può formulare il proprio parere e deve dichiarare l'inammissibilità della stessa.
Questo accade ad esempio quando:
- le istanze non contengono i requisiti dei dati identificativi del contribuente e della descrizione della fattispecie per cui è richiesto il chiarimento;
- le istanze non sono presentate preventivamente;
- la disposizione per cui si richiede il chiarimento è chiara e non ricorrono “obiettive condizioni di incertezza”.
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In conclusione, abbiamo visto come lo strumento dell'Interpello rappresenti un valido supporto per i contribuenti, tuttavia, anch'esso ha le sue regole che se violate portano inevitabilmente al vizio della procedura e quindi alla inammissibilità dell'interpello stesso.
Per questo, è molto importante evitare improvvisazioni e affidarsi ad un professionista, come un avvocato tributarista, per la corretta redazione dell’interpello e la sua proposizione. Soltanto un esperto, infatti, è in possesso degli strumenti giusti per consigliarti e verificare la legittimità dell'istanza di interpello ed esperire efficacemente la procedura desiderata.
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Queste sono solo alcune cose da sapere in materia di Interpello e sue tipologie. Tuttavia, le cose da sapere sono molte di più e poichè richiedono un esame ben più approfondito, e l’analisi di copiosa giurisprudenza, non possono essere esaminate ora. Però puoi visionare le tante sentenze ed articoli pubblicati in questo sito per farti un’idea da solo.
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