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Residenza fiscale: come tutelarsi da una contestazione da parte dell’amministrazione finanziaria

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Residenza fiscale: come tutelarsi da una contestazione da parte dell’amministrazione finanziaria

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La residenza fiscale è un requisito fondamentale per poter determinare il luogo dell’imposizione fiscale. Infatti, nel momento in cui un soggetto decide di trasferirsi all’estero è importante che sappia che cosa si intende per residenza fiscale, al fine di evitare di essere inquadrato come un soggetto evasore. Infatti, è importante seguire una giusta e sicura procedura. Difatti, l’amministrazione finanziaria ogni anno effettua dei controlli per contenere i fenomeni di evasione fiscale collegati a casi di fittizia emigrazione all’estero di persone fisiche residenti e determinare così la giusta tassazione dei redditi. Quindi è giusto seguire la corretta procedura per quanto concerne la residenza fiscale poiché potrebbe esserti notificato un accertamento sulla residenza fiscale. In questo articolo, infatti, cercheremo di fornire informazioni utili, su come tutelarsi in caso di una contestazione circa il trasferimento all’estero. Innanzitutto, spiegheremo l’importanza della residenza fisale in materia di tassazione e poi passeremo ad analizzare le linee difensive che un contribuente può adottare in particolar modo nella fase precedente il vero contenzioso.

La residenza fiscale è di fondamentale importanza perché consente al contribuente di poter capire a quale stato deve pagare le tasse. Si richiama l'articolo 2, comma 2, del DPR n 917/86, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi, che dispone in tal modo: " Ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile". Di conseguenza, in base al citato articolo rileva che un soggetto è considerato residente fiscalmente in Italia in base ai criteri detti, che devono essere considerati alternativi e non concorrenti, ovvero se è iscritto nell'anagrafe della popolazione residente per la maggior parte del periodo d’imposta (cioè, per almeno 183 giorni all’anno o 184 nel caso di mesi bisestili) o se ha nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza. Dunque, è proprio il luogo in cui si stabilisce la residenza fiscale che evidenzia le diverse conseguenze in ambito fiscale. Infatti, il contribuente si può trovare in due situazioni differenti a seconda se risiede o meno in Italia. Pertanto, occorre fare la distinzione tra i soggetti che lavorano all’estero, ma sono residenti fiscalmente in Italia, e coloro che lavorano all’estero e vi trasferiscono anche la propria residenza. Per quanto riguarda il primo caso si fa riferimento al principio della tassazione mondiale, il principio del World Wide Taxation, sul quale si basa il sistema tributario. Infatti, in linea con il principio detto, i redditi, anche quelli che sono prodotti all’estero, devono essere dichiarati anche in Italia, salvo che non è disposto diversamente dalle disposizioni contenute nelle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni. Invece, nel secondo caso, il soggetto provvede a pagare le relative tasse nel paese estero in cui ha trasferito la residenza in base a quanto detto sulla residenza fiscale. Inoltre, il cittadino deve ricordarsi che oltre a trasferire la propria residenza all’estero deve anche a cancellarsi dall’Anagrafe della Popolazione Residente, e ad iscriversi nell’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) ed avere il proprio domicilio nel Paese estero.

Dopo aver inquadrato il concetto di residenza fiscale e aver indicato i criteri, tra loro alternativi, che ci consentono di poter verificare la residenza fiscale italiana, si passa ad esaminare come deve comportarsi e come deve altresì tutelarsi il contribuente che gli viene contestata la residenza fiscale. Ogni anno l’amministrazione finanziaria al fine di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale procede ad effettuare dei controlli, considerando inizialmente tutte le informazioni che ha sul contribuente, che vengono dopo integrate con i dati che rilevano dal questionario inviato al contribuente se ha deciso sempre di aderirvi. Per quanto riguarda l’accertamento della residenza fiscale bisogna richiamare la C.M. n.304/97, la quale si occupa di indicare i principi generali ai quali fare riferimento per verificare l’effettiva residenza fiscale in Italia, indipendentemente dalle risultanze anagrafiche. Si riportano alcuni passi della circolare che sono utili per comprendere e chiarire l’attività di controllo da esercitare: ”… la cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente e l’iscrizione nell’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) non costituisce elemento determinante per escludere il domicilio o la residenza nello Stato, ben potendo questi ultimi essere desunti con ogni mezzo di prova anche in contrasto con le risultanze dei registri anagrafici (Cass. 17 luglio 1967, n. 1812; 20 settembre 1979, n.4829; 24 marzo 1983, n.2070; 5 febbraio 1985, n.791)… nel caso di un soggetto iscritto all’AIRE ed esercente attività di lavoro autonomo all’estero, ha affermato che la residenza fiscale in Italia si concretizza qualora “la famiglia dell’interessato abbia mantenuto la dimora in Italia durante l’attività lavorativa all’estero” o, comunque, nel caso in cui “emergano atti o fatti tali da indurre a ritenere che il soggetto interessato ha quivi mantenuto il centro dei suoi affari ed interessi” (Ris. 14 ottobre 1988, n. 8/1329). Da ciò discende che deve considerarsi fiscalmente residente in Italia un soggetto che, pur avendo trasferito la propria residenza all’estero e svolgendo la propria attività’ fuori dal territorio nazionale, mantenga, nel senso sopra illustrato, il “centro” dei propri interessi familiari e sociali in Italia… L’attività di ricerca capillare di elementi concreti di prova, anche indiretti, necessari per contrastare le risultanze anagrafiche sarà espletata dalle strutture investigative e di intelligence, istituite presso ciascuna Direzione Regionale delle entrate in attuazione della Direttiva Generale per l’azione amministrativa e per la gestione per il 1997, con l’ausilio degli uffici operativi, che potranno altresì operare autonomamente. Le posizioni soggettive da sottoporre a controllo saranno individuate da ciascuna struttura locale operativa sulla base delle realtà territoriali e delle informazioni disponibili, nonché dalle segnalazioni nominative che saranno trasmesse con separate comunicazioni alle singole Direzioni regionali. Di seguito vengono evidenziate le azioni fondamentali, ma non esaustive, da intraprendere per ciascuna posizione selezionata a livello locale: - reperire notizie certe sulla posizione storico-anagrafica risultante presso il Comune dell’ultimo domicilio fiscale in Italia; si ricorda che presso ciascun Comune e presso il Ministero dell’Interno sono tenuti schedari che raccolgono le schede individuali e le schede di famiglie cancellate dall’Anagrafe delle popolazioni residenti in dipendenza del trasferimento permanente all’estero delle persone cui si riferiscono;- acquisire tutte le informazioni presenti nel sistema informativo dell’Anagrafe tributaria; - acquisire copia degli atti concernenti donazioni, compravendite, costituzione di società di persona e/o di capitale anche a stretta base azionaria, conferimenti in società;- valutare attentamente i rapporti intercorrenti con i soggetti cointeressati nei suddetti atti;- acquisire informazioni sulle movimentazioni di somme di danaro da e per l’estero, sul luogo e data di emissione di assegni bancari, sugli investimenti in titoli azionari e obbligazionari italiani. In sintesi, con l’attività investigativa devono essere reperiti tutti gli elementi concreti di prova in ordine:-ai legami familiari o comunque affettivi e all’attaccamento all’Italia;- agli interessi economici in Italia; -all’interesse a tenere o far rientrare in Italia i proventi conseguiti con le prestazioni effettuate all’estero;-all’intenzione di abitare in Italia anche in futuro desumibile da fatti e atti concludenti ovvero da pubbliche dichiarazioni”. L’amministrazione finanziaria potrebbe procedere al controllo in seguito al concretizzarsi di situazioni c.d. sospette, come ad esempio se la residenza è dichiarata in un Paese con tassazione privilegiata, se si verificano vari movimenti di denaro da e verso l’estero, se si detengono immobili all’estero. Cosa fare quindi se ti viene contestata la residenza? E’ possibile tutelarsi? In primis,è necessario analizzare la propria posizione per poter adottare la corretta strategia difensiva. Innanzitutto,è importante mediante documenti poter dimostrare che non si ha più nessun collegamento di tipo economico con l’Italia e, a tal punto, la stessa agenzia delle entrate nella circolare n. 140/E/1999 così recita:” In pratica, i predetti soggetti potranno utilizzare qualsiasi mezzo di prova di natura documentale o dimostrativa, atto a stabilire, in particolare: - la sussistenza della dimora abituale nel Paese fiscalmente privilegiato, sia personale che dell'eventuale nucleo familiare; - l'iscrizione ed effettiva frequenza dei figli presso istituti scolastici o di formazione del paese estero; - lo svolgimento di un rapporto lavorativo a carattere continuativo, stipulato nello stesso paese estero, ovvero l'esercizio di una qualunque attività economica con carattere di stabilità; - la stipula di contratti di acquisto o di locazione di immobili residenziali, adeguati ai bisogni abitativi nel paese di immigrazione; - fatture e ricevute di erogazione di gas, luce, telefono e di altri canoni tariffari, pagati nel paese estero; - la movimentazione a qualsiasi titolo di somme di denaro o di altre attività finanziarie nel paese estero e da e per l'Italia; - l'eventuale iscrizione nelle liste elettorali del paese d'immigrazione; - l'assenza di unità immobiliari tenute a disposizione in Italia o di atti di donazione, compravendita, costituzione di società, ecc.; - la mancanza nel nostro Paese di significativi e duraturi rapporti di carattere economico, familiare, politico, sociale, culturale e ricreativo”. Quindi, questo è il primo aspetto da analizzare in merito alla posizione fiscale del contribuente, poiché ciò che è rilevante è come avviene l’uso di uno degli elementi detti. Tali aspetti sottili possono essere utili per difendere la posizione del contribuente, perché non è sufficiente che il soggetto, ad esempio, sia in possesso di una casa in Italia per potergli assegnare la residenza fiscale italiana, bensì è fondamentale verificare come è utilizzato il suddetto immobile. Inoltre, questa analisi deve essere piuttosto tempestiva e procedere con un giusto bilanciamento tra i mezzi di prova a disposizione dell’agenzia delle entrate e quelli in possesso del contribuente, al fine di poter adottare la strategia migliore e anche valutare se “vale la pena” o meno avviare una fase contenziosa, con tutti i rischi, anche economici, che essa comporta.

Alla luce di quanto detto è importante conservare tutti i documenti, tutti gli atti che possono essere utili in caso di contestazione per provare la veridicità della propria residenza all’estero. Naturalmente, quando hai intenzione di trasferirti all’estero non dimenticarti mai di informarti circa la normativa fiscale che è sempre differente e così procedendo potrai evitare di essere sottoposto ad un’attività di accertamento da parte dell’amministrazione finanziaria, magari consultando un consulente specializzato e non correndo il rischio di far tutto da solo, ed evitare così brutte sorprese in futuro.

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